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Le Altre Scuole di Como
Gemellaggio: Alunni e Genitori |
Area Didattica Secondaria - Anno Scolastico 2016-2017 |
Martedì 13 Dicembre 2016 11:14 |
Mi ha fatto piacere fare un'esperienza con i ragazzi ungheresi, conoscerli e suonare con loro, il dispiacere è non aver interagito molto con loro. É stato bello passare del tempo in loro compagnia, suonare con loro è stata la più bella esperienza che mi poteva capitare. Non vedo l'ora di rivederli. Ralph Abrahan
Questo gemellaggio è stata una bella esperienza per i ragazzi, perché i ragazzi possono imparare a partecipare alle attività insieme ad altre persone e imparano ad interagire con gli altri. Edelyn,
Domenica sera del 23 novembre sono arrivati i ragazzi ungheresi. Ero molto curioso di conoscere Gergo e anche un po' preoccupato perché non sapevo se ci saremmo capiti. All'inizio è stato un po' difficile capirci; lui parlava poco inglese e non sapeva una parola di italiano, ma, come a me, gli piaceva giocare col computer. Mi aveva scritto per email che giocava a calcio e anche un po' a basket. E' stato bello che sia stato con me qualche giorno. Siamo anche usciti a mangiare una pizza con alcuni dei miei compagni e dei suoi amici ungheresi e abbiamo anche giocato a nascondino tutti insieme. È stato bello anche sentire gli ungheresi suonare. Loro frequentano un'accademia musicale e quindi sono bravissimi. Sono molto contento di poter andare a Budapest a marzo e di visitare la città. Marco Ambrosetti
Vivere l'esperienza del gemellaggio da genitori è stato davvero emozionante. L'aver ospitato per qualche giorno un ragazzino ungherese e vedere gli sforzi di Marco che cercava di farlo sentire il più possibile a suo agio, nonostante la diversità della lingua e di abitudini, ci ha regalato delle giornate speciali. Il gemellaggio ha dato ai nostri ragazzi la possibilità di confrontarsi con culture diverse e di arricchirsi con nuove esperienze e ha creato l'occasione - anche per noi genitori - di stare insieme e di collaborare. Non dimentichiamo, poi, che anche la musica è stata protagonista: sentire suonare i ragazzi al concerto è stato emozionante. Un grazie quindi ai professori e alla scuola che hanno promosso e realizzato questo progetto e non vediamo l'ora che anche i nostri ragazzi possano passare qualche giorno all'estero. Roberta e Claudio,
A me, alla mia classe e ai miei professori rimane la musica, quella musica che usciva dai nostri strumenti sul palco del Carducci, e la voce dei bambini delle elementari che cantavano. Non mi aspettavo così tante amicizie, potremo restare in contatto finché non ci vedremo tra 150 giorni. Mi ha fatto molto piacere la gita per Como, perché ho potuto approfondire la storia dei monumenti che vedo tutti i giorni. Non mi è piaciuta molto la visita guidata al Museo della Seta perché c'ero già stato e ho rivisto le stesse cose. Giovanni Barbagallo
"Oddio, così alto, ci starà nel letto? In due in una camera piccola. Non riusciremo a dirci niente... Starà tutta sera con la faccia nello smartphone!" – È bastato che Jànos entrasse in casa, per spazzare via le nostre preoccupazioni; se lui ne aveva di simili e inverse, non ce ne siamo accorti. Inglese e buona volontà per capirci, sorriso simpatico - con quell'apparecchio e gli occhiali - e modi discreti, serate conviviali senza troppo impegno. Alla differenza di età, di lingua e abitudini abbiamo accompagnato la voglia di conoscerci nonostante le rispettive timidezze. Ne è venuto un incontro semplice e familiare: tante cose ci uniscono, le altre ci piace vederle, saperle. "Resteremo in contatto? - Quando la pioggia ti infradicia tutto, potrai ancora metterti nelle mie scarpe asciutte". Federica e Alberto, genitori Giovanni
Questi cinque giorni sono stati molto belli, ho avuto il piacere di conoscere molti ragazzi e ragazze e parlare tanto, soprattutto attraverso la musica che è stato il miglior modo per comunicare. Ho stretto amicizia con molte ragazze e ho scoperto anche di avere molte cose in comune con una di loro che suona il flauto traverso con me. Purtroppo la ragazza che ho ospitato era di poche parole e non sono riuscita a comunicare bene. È stata un'esperienza unica, abbiamo girato per la città e siamo riusciti a trasmettere la magia del lago di Como. Abbiamo suonato, riso, camminato e parlato tanto: questi quattro giorni sono passati in fretta, tutto d'un tratto ci siamo ritrovati davanti a un centinaio di persone a suonare. Siamo riusciti a trasmettere tante emozioni attraverso la nostra musica, all'improvviso siamo entrati in un'armonia comune, tutti ci capivamo, è stato un attimo ma è stato l'attimo più bello di tutti i quattro giorni. Non ci sono stati lati negativi, mi aspettavo solo di legare molto di più con la ragazza che ho ospitato e non mi sarei mai immaginata di legare di più con le altre ragazze, forse è stata questa la cosa più inaspettata. Non vedo l'ora di rivedere i miei amici, ma soprattutto sono molto curiosa di visitare Budapest. Caterina Barbieri
Il gemellaggio con gli studenti di Budapest si è concluso e, superate le prime preoccupazioni per una nuova esperienza mai affrontata in precedenza, adesso è rimasta la nostalgia. E' stato molto bello vivere queste giornate, vedere Caterina stringere amicizia con una ragazzina straniera e notare quanto sia stato facile per entrambe superare le difficoltà di una lingua diversa, condividendo momenti comuni. Bellissimo, poi, il senso di condivisione con i genitori coinvolti nell'ospitalità: ci siamo sentiti uniti e pronti a ripetere questa gratificante esperienza. Infine, credo non dimenticherò mai l'emozione provata al concerto di chiusura: sentire suonare questi ragazzi mi ha davvero aperto il cuore, ho provato ammirazione e rispetto per la fatica loro e degli insegnanti tutti e ho capito che un valore come la musica abbia potuto farli sentire davvero fratelli! Ora sono del tutto certa che il viaggio che i nostri affronteranno a breve sarà davvero vissuto come un grande regalo. Sara,
L'esperienza può essere stata bella per alcuni e brutta per altri, l'unica cosa che non possiamo sapere fino a quando non andremo là, è come vivono loro, questa forse è stata la "scomodità" di questi giorni assieme a loro. Per esempio, cosa da me inconcepibile e irrealizzabile, la mia ospite si svegliava alle sei e mezzo, mentre io mi sveglio alle sette di solito. Credo che comunque si siano trovati bene e spero che anche noi ci troveremo bene da loro, sperando che il tempo sia un po' più bello! Tommaso Bocci
Ci siamo, noi genitori, rallegrati e stupiti dell'armonia che si è creata tra noi, dell'entusiasmo che ci ha coinvolti per l'arrivo dei nostri ospiti. Vorrei che i nostri figli invece non se ne stupissero. Loro che, sorprendentemente, si sono messi in sintonia perfetta con ragazzi appena conosciuti e che parlavano un'altra lingua. Vorrei che considerassero quest'armonia una cosa ovvia, che faccia parte della natura umana, cosa che, sono sicura, sia davvero così. Fiamma e Andrea,
Secondo me questo gemellaggio finora è stato un bel progetto e un'esperienza che in qualche modo mi ha fatto crescere. Prima che arrivassero gli studenti ungheresi ho sicuramente imparato molte cose sul loro paese e le loro tradizioni espandendo i miei orizzonti. Inoltre la cosa che mi è rimasta di più e sicuramente la più importante è aver conosciuto nuovi ragazzi della mia età ospitandoli a casa mia. E' stato molto piacevole suonare con gli altri ragazzi e condividere le nostre esperienze andando in giro per la nostra città facendo loro da guida e allenando le nostre capacità linguistiche. La cosa più spiacevole per me è stata la scarsa comunicazione a causa delle barriere linguistiche, ma anche per l'insicurezza e l'imbarazzo di una situazione che non avevo mai sperimentato. Sinceramente, prima che arrivassero i ragazzi ero molto sicuro di me, ma poi, appena ho incontrato le ragazze, mi sono ammutolito ed ero completamente spaesato, cosa che non mi era mai capitato in quel modo. Secondo me la cosa più inaspettata è che anche loro erano un po' insicure, mentre io pensavo che fossero diverse da noi, invece ci siamo ritrovati tutti sulla stessa barca. Stefano Bracciali
L'ospite è un gioiello posato sul cuscino dell'ospitalità. (Rex Stout) - Il piacere dell'accogliere l'ospite gratuitamente, dell'offrire il meglio della propria casa, della propria famiglia, quelle piccole attenzioni e coccole che accendono un sorriso... La sveglia prima del solito è stata dura, ma ritrovarsi al tavolo della colazione alle 6.45 ed avere il tempo per gustarsela è stato appagante; magari la conversazione con le nostre ospiti era un po' limitata per ostacoli linguistici, ma ce la siamo cavata a gesti e sorrisi; l'organizzazione delle giornate non è stata semplice, ma le voci allegre dei ragazzi sono state la ricompensa. Porteremo nel cuore la sensazione di esserci sentiti parte di un progetto più ampio, forse un po' indispensabili alla sua riuscita, la gioia di aver collaborato con gli altri genitori, anche offrendo aiuto a chi era in difficoltà per l'impegno "extra" e la soddisfazione di aver aderito con entusiasmo al progetto. E naturalmente la riconoscenza alla scuola ed agli insegnanti che si sono prodigati da subito per rendere possibile il gemellaggio. La nostra parte, la parte "comasca" l'abbiamo fatta con il cuore, e anche se Stefano sembra aver apprezzato soprattutto le giornate senza lezioni, le leccornie in tavola, il tempo trascorso con i compagni, sono convinta che l'esperienza vissuta abbia lasciato il segno (... in qualche angolo nascosto del distratto tredicenne che è in lui!), in attesa di ricambiare l'educazione e la gentilezza a Budapest. Ci auguriamo che, grazie all'impegno di tutti, questo sia solo l'anno zero e che il gemellaggio possa diventare una bellissima, distintiva e duratura tradizione della nostra scuola. Eleonora e Enrico, Luca e Lorenzo,
Sono passati solo pochi giorni, da quando la prima fase del gemellaggio tra l'Accademia musicale ungherese e la nostra classe si è conclusa, e già non vedo l'ora di partire per l'Ungheria. Infatti l'esperienza che abbiamo vissuto è stata molto positiva e, seppur concentrata in pochi giorni, ci ha permesso di vivere emozioni ed eventi che hanno lasciato in me ricordi molto piacevoli. Innanzitutto l'esperienza più significativa è stata quella di fare amicizia con dei ragazzi stranieri e che in molti casi non parlavano neppure l'inglese. Ho scoperto che ci sono altri modi per comunicare, come condividere delle passioni comuni, ad esempio la musica, oppure facendo un torneo di pallavolo o giocare agli stessi videogiochi. Ci sono stati dei momenti che mi sono particolarmente piaciuti come la visita guidata in inglese di Como, preparata dalla nostra classe, e il concerto finale, nel quale i nostri due gruppi sono diventati un'unica orchestra. Il momento che ricordo con particolare emozione è stato l'arrivo del mio ospite, la prima sera. Alexander era molto stanco per il viaggio, ma subito ha voluto cominciare a conoscere me e la mia famiglia. Così, dopo aver superato qualche imbarazzo iniziale, gli abbiamo mostrato la sua stanza, facendolo mettere a proprio agio, e poi tutto è proseguito nel migliore dei modi. Non ci sono stati momenti spiacevoli, a parte il clima, che non è stato particolarmente favorevole. Sono rimasto stupito dal fatto che Alexander parlasse molto bene l'inglese e che addirittura all'interno del gruppo ci fosse un ragazzo che parlasse molto bene l'italiano. Giovanni Branchini
Qualche mese fa, quando ci fu prospettata la possibilità del gemellaggio, non nascondiamo che, insieme all'entusiasmo dell'iniziativa, abbiamo provato anche qualche preoccupazione. Sia per il ragazzo ungherese da ospitare che per il successivo scambio in Ungheria: in fondo la perplessità nasceva da una preoccupazione di diversità, nella lingua innanzitutto, nelle abitudini familiari, ma anche semplicemente in cosa cucinare. Soprattutto negli ultimi giorni, prima dell'arrivo di Alexander, la preoccupazione si è unita alla frenesia dei preparativi: la sistemazione della stanza, l'organizzazione dei programmi e... un piccolo ripasso dell'inglese, per non fare proprio una figuraccia. Anche Giovanni ha fatto la sua parte, preoccupato dell'arrivo di un ospite eccezionale dall'Ungheria. Finalmente Alex arriva, la domenica sera, con un pullman di passeggeri stanchi e provati dopo più di dieci ore di viaggio. A casa di corsa e subito cena. Pensiamo come accoglienza un tipico piatto italiano: lasagna. "Very good! - dice Alex - proprio ieri sera, prima di partire, mia madre ha preparato lo stesso: le lasagne sono il mio piatto preferito!". Come inizio, niente male... almeno abbiamo azzeccato sul gusto! Seconda sera, dopo una giornata impegnativa a Como, puntiamo sul dolce: tiramisù. "E' il mio dolce preferito - afferma Alex, con quello sguardo soddisfatto, che iniziamo a riconoscere quando si siede a tavola - mia nonna me lo prepara sempre!". Beh, forse non siamo stati originali, ma almeno non sentirà nostalgia di casa, pensiamo noi. Terza sera, andiamo sul sicuro, pizza. I precedenti ovviamente ci sono, ma la pizza italiana colpisce, tanto che ci scappa una bella foto da inviare subito alla mamma. Durante la serata però una nuova scoperta: la conversazione, inaspettatamente, spazia dalla storia d'Italia, di cui Alex si rivela un esperto, alla storia più recente dell'Ungheria, con i suoi problemi, e dell'Europa. Parla di Leonardo da Vinci, del papato e del passaggio dalla lira all'euro. Serata decisamente impegnativa, con qualche momento di cedimento... Il finale poi lo conoscono tutti, la serata al Carducci è stata un esempio di amicizia e di condivisione che è difficile definire solo con degli aggettivi, seppur al grado superlativo! L'esperienza è stata, per noi, una lezione di vita. Ciò che non si conosce appare come diverso e preoccupante, ma alla fine la distanza Italia-Ungheria si è rivelata, nella nostro caso, di gran lunga inferiore rispetto alle nostre aspettative. Alex ci ha dimostrato, in maniera semplice ed imprevedibile, che molti sono i chilometri che ci separano, ma altrettanto numerose e forse più profonde sono le cose che ci avvicinano. Primo turno, superato. Adesso guardiamo alla volta di Budapest! Paola e Massimiliano,
Rispetto al gemellaggio le mie aspettative sono state assai differenti da ciò che è successo: pensavo che non avremmo fatto così tanta amicizia con i ragazzi ungheresi e che non avremmo parlato e cercato di imparare l'ungherese. Ci sono stati molti lati positivi, perché attraverso i lavori anch'io ho scoperto informazioni riguardanti Como che prima mi erano sconosciute e ho imparato un po' di ungherese. Di lati negativi (a parte la mensa...) per me non ce ne sono stati. Ruggero Briccola
Per la nostra famiglia è stata un'esperienza nuova, molto bella, interessante e stimolante. Abbiamo cercato di comunicare al meglio nonostante i nostri ospiti parlassero il tedesco, lingua che non conosciamo, ed abbiamo potuto verificare quanto i ragazzi riescano ad essere comunicativi tra di loro superando anche le oggettive difficoltà. Credo che i due ragazzi si siano trovati bene e ci abbiano trovati accoglienti. Alessandra,
Dopo i quattro giorni con gli Ungheresi, mi rimane solo voglia di andare a trovarli in Ungheria e l'esperienza di aver parlato in inglese: siamo riusciti a fare conversazioni non noiose, non tanto sulla scuola ma su argomenti nostri. Mi ha fatto piacere che Samu non sia stato per i fatti suoi e che si sia interessato ai miei hobby. Io non ho avuto nessun tipo di incomprensione o di disguidi con lui a parte quando, dopo la sua partenza, non ha risposto a nessun mio messaggio, ancora adesso. Purtroppo non c'è stato nulla di veramente inaspettato. Gioele Cairoli
Se avessi eseguito subito questo compito assegnato dalla Prof., penso che avrei scritto qualcosa di diverso da quello che racconterò ora, lunedì sera. Sono passati solo quattro giorni e la quotidianità, come una lenta ma inevitabile onda, sta riempiendo l'orma lasciata da Samu, dagli altri ragazzi ungheresi e dall'allegro trambusto di quei giorni. Questa che raccontiamo è la "versione delle mamme", noi mamme che abbiamo ripulito e riorganizzato le case manco arrivassero i Windsor, noi che ci siamo occupate con patriottica serietà di colazioni, merende, cene, noi che abbiamo puntato sveglie in orari improbabili per servire colazioni salate austro-ungariche (quando invece ti eri riempita il frigo di yogurt, dolci, marmellate e Nutella). Le sveglie... già con Beatrice (ndr. mamma di Laura) in piedi prima di tutte che, con affetto e solidarietà, ci inviava messaggi per ricordarci il programma della giornata e quindi seguivano già alle sei e mezza della mattina battute e commenti su come era passata la notte o richieste di consigli su come tirar giù dai letti 'sti adolescenti morti di sonno. Poi invece c'era chi, come me, aveva l'ospite super organizzato e auto-disciplinato e allora ecco che partivano le raccomandazioni ai figli: "Ma lo vedi lui com'è bravo? Chissà quando andrai tu! Ti devo sempre rincorrere con lo spazzolino da denti, lasci in giro tutto, non ti sei mai rifatto il letto!! Uhhh che figura ci farai fare!". Per poi scoprire che avevamo fatto tutte le stesse catastrofiche previsioni. Mal comune mezzo gaudio. Invece il "gaudio" non è stato mezzo, è stato intero ed è stato davvero coinvolgente perché giovedì pomeriggio, quando ci siamo ritrovate tutte per il concerto col buffet, avevamo dei bei sorrisi sulle labbra ed anche l'aria trionfante e soddisfatta di chi dice "ehi ragazze, ce l'abbiamo fatta! Li abbiamo trattati bene e di sicuro siamo anche riuscite a farli ingrassare!". I messaggi in chat sono continuati anche dopo la partenza dei ragazzi, per scambiarci emozioni e foto e così, dopo aver scoperto che tra noi c'erano veri talenti culinari, grandi organizzatrici, promesse comasche della ristorazione e dell'accoglienza turistica, poliglotte, imbroglioni (ho fatto credere di aver cucinato la pasta al forno comprata all'Esselunga), abbiamo anche scoperto che tra noi c'è una bravissima fotografa ed a quel punto un'altra mamma ha scritto sul gruppo "il gemellaggio è avvenuto anche tra di noi". È vero: ci siamo conosciute, ci siamo alleate ed una cosa che mi ha fatto molto piacere è stata che anche le mamme che non avevamo potuto ospitare erano comunque molto coinvolte sia sul piano pratico sia che su quello emotivo. Coinvolte col cuore perché per noi mamme, a parer mio, questa è stata un'esperienza di "cuore". Ecco dunque: se avessi eseguito subito questo compito assegnato dalla Prof. avrei parlato solo della parte del "cuore", della commozione nell'abbracciare il mio ospite e nel fargli sapere che può tornare quando vuole perché ora ha degli amici in Italia. Cristina,
Blanka. E' questo il nome della ragazza che per quattro giorni ho ospitato nella mia casa. Fare questa relazione è piuttosto complicato per me, non sono riuscita a raccontare come è stato neanche alle mie amiche, e non perché sia qualcosa di troppo privato, ma perché non sono sicura di sapere veramente come è andata neanche io... Posso cominciare col dire che è stata un'esperienza fantastica. Insieme a Blanka ho parlato di tutto. Inizialmente eravamo entrambe un po' in imbarazzo per il nostro inglese poco corretto, ma, superato questo, abbiamo iniziato a parlare incessantemente di tutto capendoci anche quando le frasi che pronunciavamo non avevano un vero e proprio senso logico. Il giorno più bello è stato il primo, quando abbiamo passato un intero pomeriggio a parlare di cose pressoché inutili mentre giocavamo a un gioco che l'aveva particolarmente ossessionata. Devo ammettere, però, che il primo aggettivo che mi viene in mente, quando mi chiedono del gemellaggio, è triste. Fin dall'inizio sapevo che non mi sarei dovuta affezionare a Blanka, perché dopo soli quattro giorni sarebbe dovuta ripartire per Budapest, il problema era che lo avevo già fatto. Mi ero affezionata alle mail che mi mandava, dove mi chiedeva che musica mi piacesse, quale fosse il mio animale preferito o se facessi qualche sport. Mi ero affezionata al messaggio che mi mandava ogni sera per tenere il conto dei giorni che mancavano al loro arrivo. Posso anche dire di aver trovato divertente il messaggio che una volta mi ha svegliata alle 6.00 del mattino facendo vibrare rumorosamente le molle del mio materasso. "Ciao Caterina, sto andando a scuola... " - Non ho mai capito il motivo per cui me lo abbia inviato, ma il semplice fatto che abbia pensato di scrivermi di prima mattina mi ha fatta comunque sorridere. In sostanza eravamo già amiche, senza esserci mai viste. Se quando è arrivata odiavo l'idea che dopo poco se ne sarebbe dovuta andare, quando l'ho vista salire sul pullman ho iniziato a odiare me stessa, per essermi affezionata a lei così velocemente, e soprattutto quella stupida distanza, che per essere coperta richiede ben più di una valigia e un passaporto. Ecco perché attribuisco l'aggettivo "triste" al gemellaggio. La cosa più strana è stata vedere mia sorella piangere. Lei era quella che non voleva "prestare" il suo letto a una perfetta sconosciuta, era quella che non aveva voglia di avere altre persone in casa dicendo che così non avrebbe potuto fare quello che faceva di solito. Anche mia mamma ha pianto. "Puoi venire a trovarci quando vuoi." - Le ha detto mentre l'abbracciava. Io, invece, sono rimasta a fissarla finché non è dovuto salire sul pullman. "I love you Caterina" mi ha detto semplicemente stringendomi tra le braccia. L'ultima cosa che ho da dire è quello che mi rimane di lei. Non c'è molto da raccontare... Mi rimane il ricordo dell'abbraccio che ci siamo scambiate appena ci siamo viste, così inaspettato, ma allo stesso tempo naturale. Mi rimane la maglietta che mi ha portato da Budapest. Mi rimane la bottiglia di amaro che ci ha regalato e che non è ancora stata toccata. E poi mi rimane una nostra foto. Probabilmente più di una, ma la verità è che sono tutte piuttosto false, sono foto scattate in momenti in cui non avevamo voglia di farci fotografare, in cui i sorrisi erano fatti per pura cortesia. Forse l'unica foto realistica che abbiamo è quella in cui cuciniamo la pizza in pigiama. Ci siamo divertite tantissimo a stendere la pasta, anche se alla fine mia mamma ha dovuto fare qualche miglioramento. Effettivamente dovrei aggiungere anche l'aggettivo "divertente", oltre che "triste", perché sì, è stato anche molto divertente. Forse è per questo che non riesco a descrivere con esattezza come sia stato questo gemellaggio. Se fosse stato solo divertente, o solo triste, sarebbe stato più facile fare il "punto della situazione". Per finire vorrei ringraziare i miei genitori, per avermi permesso di ospitare Blanka, i professori, per aver ideato questo gemellaggio, e infine la stessa Blanka, per aver passato quei quattro giorni con me. Per essere stata mia amica. Per avermi fatta ridere e imbarazzare. E per aver reso una giornata orribile, come il lunedì, in una giornata che sembrava più allegro di un sabato. Grazie a tutti voi per questa fantastica esperienza. Caterina Coduri dè Cartosio
La nostra famiglia ha partecipato al progetto di scambio culturale organizzato dalla scuola media Ugo Foscolo gemellata con l'Accademia di musica di Budapest. E' stato bello ospitare Blanka, ragazzina ungherese dell'età di Caterina: ci ha subito conquistato con la sua dolcezza ed educazione. Sono rapidamente svanite le mie preoccupazioni dovute ai possibili ostacoli comunicativi che avremmo potuto incontrare grazie a Blanka che si è inserita con naturalezza adottando subito l'abitudine di Caterina di mettersi in pigiama appena tornata a casa. Si erano fatte amiche, Blanka e Caterina, già prima di incontrarsi, con mail e messaggi che superavano con l'entusiasmo le difficoltà di comunicazione. I giochi, le attività comuni e i dolci sorrisi di Blanka hanno fatto passare velocemente questa bella esperienza e hanno lasciato un po' di rammarico (e qualche lacrima) al momento della separazione. Siamo stati bene e ho piacere di pensare che Blanka si sia realmente sentita accolta come in una seconda famiglia. Barbara,
Como, 29 ottobre ore 22:30 - Già tutto è finito, sono partiti e penso anche arrivati... in generale è stata una bellissima esperienza anche se non ne sono rimasta molto colpita. La mia ospite non era come me l'aspettavo, era molto timida e riservata, come se fosse cresciuta sotto una campana di vetro. Un'educazione molto rigida... secondo me dovuta ai genitori. Come continuava a ripetere mia mamma, io e la mia ospite, Lilla, eravamo il giorno e la notte. Lei molto educata, non che io non lo sia, molto fine, aggraziata e timida, diciamo proprio il mio opposto. Io infatti con lei non ho legato molto non solo per la sua riservatezza, ma anche per la lingua. Lei parlava solo tedesco e ungherese, due lingue a parere mio incomprensibili; ma io questa cosa la sapevo ed ero disposta a non fermarmi al primo ostacolo... sarà per la prossima volta perché ormai è andata. Al contrario mi sono trovata molto bene con Zsofi l'ospite di Filippo; è anche lei molto educata, ma al contrario di Lilla, solare e molto socievole. Spero tanto in un miracolo per quando andrò in Ungheria: speriamo in bene ed incrociamo le dita!!! Laura Corace
Largo Spluga, Domenica 23 ottobre 2016, ore 20:15 - Il momento tanto atteso è arrivato; i nostri ospiti provenienti da Budapest sono giunti a destinazione. Mille dubbi e preoccupazioni mi assalgono: sarò in grado di offrire a questa ragazza, che si appresta a vivere per qualche giorno a casa nostra, la giusta ospitalità? Sarò capace, malgrado parli solo ungherese e/o tedesco, di farla sentire a proprio agio? I giorni passano a ritmo di musica, di gite culturali ed impegni scolastici; quella ragazzina timida e riservata, piano piano inizia a far parte della nostra famiglia e a prendere confidenza. Le emozioni si susseguono fino ad arrivare all'apice, quando, nella sala del Carducci, viene intonato "L'INNO ALLA GIOIA" di Beethoven. Sentire le voci dei più piccini accompagnati dalle due orchestre unite è il ringraziamento più bello che si possa ricevere. La musica unisce, abbatte ogni frontiera, parla lo stesso idioma. Largo Spluga, Venerdì 28 ottobre 2016, ore 7.30 - Purtroppo è già arrivato il momento di separarci da quei ragazzi che in poco tempo sono riusciti ad entrare nei nostri cuori. I loro volti rigati dalle lacrime mi confermano che il senso di questa grande esperienza è stato colto in pieno. Beatrice,
Il gemellaggio avvenuto con una scuola ungherese, mi è molto piaciuto, soprattutto per il fatto di incontrare persone nuove di un altro paese. Mi sono un po' spaventato all'inizio, perché siccome non parlo benissimo l'inglese, avevo paura di stare zitto e di non riuscire a comunicare con loro, ma alla fine è stato più facile di quel che credevo. Il concerto è la cosa che mi è piaciuta di più (a parte per lo spazio); i brani degli ungheresi erano molto belli, al contrario dei nostri brani, che avevamo già suonato. Avrei preferito farne di nuovi, ma a parte questo mi è piaciuto tutto. Parsifal De Antoni
Noi non abbiamo potuto ospitare nessuno e questo ha sicuramente limitato la nostra esperienza familiare di gemellaggio, ma riteniamo che per Parsifal sia stato significativo essere a contatto con ragazzi della sua età, quindi uguali a lui, ma allo stesso tempo di una cultura e lingua totalmente diverse dalle sue. È stato toccare con mano una diversità all'interno di una uguaglianza. È comprendere che la diversità non è un ostacolo al costruire qualcosa di veramente bello insieme. Come un concerto. Suonare insieme, creare emozioni, è una dote straordinaria, un dono agli altri che diventa ancora più significativo quando non è fatto con amici o con il proprio gruppo, ma con persone sconosciute e diverse da te. Patrizia e Matteo,
La proposta del gemellaggio a me sembrava irrealizzabile, ma ora eccoci qua, conclusa la prima parte e ansiosi di poter effettuare la seconda e andare in Ungheria. Anche se era tutto pronto ero molto ansiosa: come andrà? piacerà Como? Riusciremo a comunicare? Si o no?. Ma alla fine non è stato troppo difficile: le tre ragazze che ospitavo conoscevano molto bene l'inglese, e, cosa inaspettata mi hanno detto che secondo loro lo parlavo molto bene anche io. Comunque non sempre ci capivamo al volo e dovevamo fare giri di parole e mimare, così alla fine riuscivamo sempre ad intenderci in un modo o nell'altro. È stato molto bello condividere impressioni, passioni, musica, libri, sport, capire come funzionano le cose in Ungheria e per loro capire come funzionano qua. Non mi aspettavo che nonostante la distanza e la lingua diversa fossimo così simili. Loro suonano molto bene, ma, appena tornate a casa dal concerto, mi hanno detto: "siete molto bravi, sembra che suoniate da più di due anni e poi voi suonate "Happy" e "La Pantera Rosa" e noi solo Mozart" e la cosa mi ha stupito molto e ne sono rimasta molto felice. È stato davvero molto bello. Clara Facciano
Che sfida, accogliere tre ragazze ungheresi, mi chiedevo come avremmo comunicato, cosa avrebbero mangiato (preoccupazione non secondaria per una mamma italiana). In realtà tutto è stato semplice, condividere, accogliere, è venuto naturale allargare la famiglia. Anche le ragazze velocemente hanno superato l'imbarazzo iniziale e si sono subito ambientate, veniva tutto naturale, giocare insieme ai fratelli più piccoli o tutti insieme attorno ad un tavolo per mangiare o semplicemente parlare della giornata trascorsa. Vivere un'esperienza così unendo ragazzi di paesi diversi, con la musica alla base di tutto che unisce ed accomuna, lo trovo molto più ricco e coinvolgente di quanto mai avrebbe potuto dare una normale gita scolastica. Grazie della bella opportunità. Magda,
Vedere le ragazze che riescono a comunicare tra di loro sforzandosi da entrambe le parti di mettere insieme tutte le parole in inglese è stata una bella soddisfazione. Hanno passato ore a chiacchierare e ridere. Non sappiamo cosa si siano dette, ma sicuramente si sono divertite. Abbiamo inoltre avuto un concerto privato e con la musica le ragazze si sono intese subito. Attendiamo con piacere la visita in Ungheria, sicuri che sarà un'esperienza positiva e formativa. Marco,
La domenica 23/10 sono arrivate Anna, Anna e Laura, erano molto carine e ci siamo divertiti tanto, abbiamo giocato a calcio balilla e a carte. Un giorno siamo andati a una festa di scuola ed era l'unico momento in qui le potevo salutare. Il giorno dopo se ne andavano e non ci potevamo vedere più. Giovanni, Pietro,
Il gemellaggio con la scuola ungherese è finito purtroppo. È stato molto divertente e non è stato molto difficile comunicare con il mio ospite che era molto simpatico, purtroppo nei due giorni in cui abbiamo fatto il giro turistico a Como pioveva, ma non ha rovinato il gemellaggio. Io non vedo l'ora di rivederli a marzo. Matteo Filippini
NOI SIAMO EUROPEI - Mentre il primo ministro italiano e quello ungherese litigano su questioni di soldi e migranti, un gruppo di ragazzi italiani e ungheresi suonano e cantano insieme l'inno europeo. Quello che, all'apparenza, sembra un piccolo gesto è in realtà un momento carico di significato. Per molti, questo gemellaggio ha rappresentato una ventata di novità; per me è il proseguimento di un cammino di apertura al mondo e di accoglienza del prossimo, iniziato esattamente trent'anni fa, quando, appena quattordicenne, i miei genitori mi misero da sola su un aereo diretto a Londra, per trascorrere un mese presso una famiglia. Quella prima volta, ebbi la fortuna di vivere Londra come una vera londinese: andavo a fare la spesa da Marks & Spencer, a vedere i musical a teatro, a sentire i concerti di musica classica alla Royal Albert Hall... Da quel momento, per me, viaggiare non ha più significato fare la turista, bensì conoscere le persone, vivere come loro, parlare la loro lingua, mangiare il loro cibo, divertirmi come loro. Così ho girato l'Europa: Gran Bretagna, Francia, Olanda, Belgio, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Russia, Croazia, Bulgaria... Sempre in famiglia, sempre parlando o cercando di parlare la loro lingua, mangiando il loro cibo, frequentando i loro luoghi di aggregazione. Da ciascun paese ho portato a casa qualcosa del modo di vivere e di vedere le cose: il pragmatismo tipico del Nord Europa e la capacità di introspezione dell'anima propria dei popoli slavi fanno ormai parte del mio modo di essere. Posso quindi capire l'iniziale senso di meraviglia e di smarrimento che avrà provato un adolescente proiettato in un mondo diverso; si sarà sentito coraggioso e al tempo stesso impacciato, stanco e felice di vivere un'esperienza tanto lontana dalla propria quotidianità. Perché è proprio così che ci si sente quando si è lontani dal proprio paese, in un luogo che inizialmente ti appare straniero. Questa sensazione dura circa una settimana, poi... ti senti a casa! Ma un cammino di accoglienza non può mai essere a senso unico. Così ho accolto a mia volta. Per scelta, per lavoro, per missione: una ragazza olandese, in Italia per otto mesi di stage; gli amici russi conosciuti negli anni dell'università; i dissidenti di tutto il mondo, che portano sulle loro spalle il fardello di dittature, lunghe prigionie e persecuzioni (sì, perché queste cose esistono ancora!). Ancora oggi, capita che qualche domenica i miei figli si trovino qualche russo a cena. A loro piace sentire parlare una lingua che non capiscono, sono incuriositi, ma rispettosi; in una parola, sono accoglienti. Questo gemellaggio è parte di ciò che ho vissuto, accogliendo ed essendo accolta, ed è quella cultura europea che cerco di trasmettere ai miei ragazzi. Perché l'Europa non è un'entità politica, non è un'idea, non è un sogno. È una realtà. È la realtà che tocca a noi – figli di quel vento che, alla fine degli anni Ottanta, ha spazzato via muri, dittature e cortine – costruire. È la realtà nella quale vivranno i nostri figli. Noi, i genitori, con questa esperienza di accoglienza, abbiamo contribuito alla costruzione aggiungendo qualche mattone. Loro, i ragazzi, suonando e cantando insieme l'inno europeo, ci hanno mostrato il futuro. È un futuro carico di speranza, perché l'immagine di questa orchestra europea e di questo coro multietnico di bambini italiani rappresenta l'Europa che, unita, è in grado di accogliere anche chi proviene da altri continenti ed è in fuga da guerre, dittature e carestie. Tutti eventi che noi europei abbiamo già vissuto in passato – non dimentichiamolo – e che abbiamo scelto di bandire dal nostro continente. L'Europa siamo noi. E un'Europa unita può scegliere di accogliere tutti, senza paure e senza pregiudizi. Alessia,
In questo gemellaggio non ho potuto partecipare attivamente nell'ospitare i ragazzi, ma nelle quattro giornate in cui siamo stati insieme ho potuto conoscere comunque tutte le ragazze, tra cui Blanka e Anna. Ho imparato tanto da quest'avventura, tra studio, prove, escursioni, mangiate insieme, ho imparato ad apprezzare modi di vita diversi dai miei. Mi ha fatto piacere confrontarmi con tipologie di musiche diverse dalle mie; nonostante non ci capissimo bene a parole, siamo riusciti a compensare con i gesti e questo mi è piaciuto molto. Anna mi ha detto che sarà lei ad ospitarmi, ne sono stata felice e infatti ora continuiamo a messaggiarci. Una cosa inaspettata è scoprire che loro, oltre all'inglese, sanno anche altre lingue, come ad esempio il francese o il tedesco. L'unica cosa negativa è che i ragazzi sono rimasti solo quattro giorni e del tempo in più mi avrebbe permesso di conoscerli meglio. Mi sono divertita tantissimo. Alessia Gaffuri
Ci è dispiaciuto molto non poter ospitare nessun ragazzo, ma sono rimasta molto contenta di come è stato organizzata l'esperienza e ho visto mia figlia molto coinvolta. Il concerto, poi, è stato bellissimo e coinvolgente. Un grazie a tutti i professori. Monica,
Del gemellaggio mi sono rimasti molti ricordi positivi ad esempio le passeggiate per Como o la simpatia di alcuni studenti ungheresi. Mi ha fatto molto piacere ritrovarsi anche fuori dalla scuola con le ragazzine ospitate per esempio da altre famiglie. La difficoltà riscontrata in questo gemellaggio era dovuta per me soprattutto alla lingua e alla possibilità di intendersi su alcuni argomenti. Lei parlava molto bene in inglese, io un po' meno. Non mi sarei mai immaginata le differenze così forti dei modi di fare tra noi italiani e loro ungheresi. Questo è quello che ho vissuto in questa esperienza. Giulia Giannella
Il gemellaggio è stata un'esperienza positiva che ci ha permesso di allargare i nostri orizzonti sia familiari che individuali. Sono stati giorni convulsi e pieni di impegni, ma che ci hanno arricchito umanamente. Rebecca era parte della famiglia! Il concerto finale è stato la degna conclusione! Marilena e Sabato,
Il gemellaggio è stata la cosa più bella che mi è successa, per me è stato molto bello incontrare un'altra cultura. Balint, il mio ospite ungherese, era molto simpatico e amichevole: non scorderò mai il primo giorno perché ha socializzato quasi più con il mio fratellino che con me! Ankush Gill
Ho trovato Balint molto simpatico, gli piaceva molto la mia cucina; è stato difficile comunicare, a volte non capivamo, ma è stata una bella esperienza. Kaur,
Per molti può essere stata un'esperienza positiva perché abbiamo imparato o rafforzato il nostro inglese, siamo finalmente usciti "dal mondo", nel senso che finalmente ho scoperto culture e modi di fare differenti dai nostri, senza tralasciare le tradizioni, i costumi ungheresi. Ogni ungherese ha portato a ciascuno oggetti e cibi del loro paese; a me il mio amico Daniel ha regalato delle bacchette per percussioni di una marca famosa ungherese con le quali suono meravigliosamente. Personalmente porto con me l'amicizia che si è creata con loro, sono sicuro che rimarrà per tutta la vita, e non vedo l'ora di partire anch'io per conoscere come e dove vive Daniel. Mi ha fatto piacere la simpatia e con quanta felicità prendevano le cose, se si verificava un imprevisto, loro non ne erano dispiaciuti. Il loro gruppo era particolarmente affiatato e allegro. Emozionante suonare tutti assieme, peccato che, l'ultimo giorno, al Carducci, qualche ragazzo dell'altra scuola ha attivato un allarme che ha procurato l'intervento della vigilanza. Sono cose che capitano... Un momento inaspettato è stato quello della prima prova assieme, in quell'istante ho capito quanto loro erano davvero bravi e quanto ci battevano su ogni fronte del suono. Giulio Iovino
"Il suo Raggio asciuga il pianto , scioglie l'ira e scalda il cuor " (Inno alla gioia, L.v.Beethoven) - Un gioco armonioso di note, immagini ed emozioni perfettamente accordate si è sciolto in un vortice di cinque giorni. Tra salti di quinte, parole sconosciute, incontri di gente diversa l'avventura con i ragazzi d'Europa si è fusa con la cultura mediterranea dell'accoglienza calorosa e partecipe. Un affiatamento comune mi ha confermato come la Musica sia un collante universale; come tra genitori e figli si possano condividere esperienze uniche; come tra genitori e scuola si possa creare un sodalizio costruttivo e portatore di un progetto dalla valenza educativa senza pari. Ho "vissuto" che la scuola e le sue istituzioni funzionano molto bene quando tutti la costruiscono giorno per giorno. E che con la Musica distanze culturali che sembrano incommensurabili sono incredibilmente vicine al primo battere della bacchetta del Direttore d'Orchestra sul leggio... Sonja,
Questi quattro giorni sono stati pochi perché eravamo pieni di impegni; il mio ospite parlava italiano quindi ho avuto l'opportunità di conoscere le abitudini del suo paese, ho inoltre scoperto la diversità della scuola in Ungheria. La cosa che mi ha fatto piacere è che lui è stato molto disponibile a fare ogni cosa insieme. Il fatto che parlasse l'italiano è stato del tutto inaspettato, così come il regalo che ci ha portato. Il gemellaggio è stato molto bello e interessante. Alessandro Maio
All'inizio di quest'esperienza eravamo un po' preoccupati per la comunicazione con un ragazzo ungherese, però siamo stati fortunati perché il nostro ospite aveva origini italiane e questo ci ha permesso di raggiungere un buon grado di intesa e di confidenza. Il ragazzo è stato molto educato in casa e si è adattato subito alle nostre abitudini, ha apprezzato il cibo e non ha preteso niente. Siamo stati molto contenti della sua presenza. Marina,
Sinceramente il gemellaggio è stato molto piacevole, anche se molto stancante nonostante abbiamo saltato qualche ora di lezione normale. Personalmente non pensavo né che gli ungheresi fossero simpatici, né che suonassero così bene. C'è stato solo un imprevisto cioè nella comunicazione, perché il mio grado di inglese non è il massimo e in più io sono molto timido con le persone che non ho mai visto. Le uniche cose che abbiamo condiviso a casa sono state preparare la festa di mia sorella che è partita per lo Zambia e andare a fare la spesa. Sono riuscito a presentare alla mia ospite la sua stanza dicendole addirittura che mia sorella si era "trasferita" per farle avere quella camera e presentarle la cena di un giorno. Mentre andavamo a prenderla al suo arrivo, mia madre disse, per scherzare, che l'ospite sarebbe potuta essere brutta, grassa e antipatica, io rimasi terrorizzato e molto teso finché non la vidi, poi sentii che mi salutò in italiano, la vidi e non era né brutta né grassa né antipatica. Johann Metzger
La scuola di nostro figlio Johann, l'unica per ora tra quelle frequentate dai nostri cinque figli, ha organizzato un gemellaggio con una scuola ungherese organizzando uno scambio di alcuni studenti che sono venuti a trovarci e alcuni dei nostri che andranno poi a trovar loro. Cinque giorni di immersione "nei panni degli altri" nelle stesse famiglie e sugli stessi banchi, facendo insieme ai nostri figli la stessa strada da casa a scuola e ritorno. Noi abbiamo ospitato una ragazzina di tredici anni, gentile, educata, dalle buone maniere. Sempre a modo, non ha mai causato fastidi o discussioni. L'abbiamo ospitata nella camera di nostra figlia che, per l'occasione, le ha lasciato la camera andando "in trasferta" presso nostra figlia piu' grande che abita poco lontano. Esperienza bellissima e lodevolissima, questa dello scambio di studenti, ringraziamo la scuola che ha permesso alla nostra famiglia di vivere questa esperienza, di accogliere uno "straniero" che è diventato poco dopo un amico. Una ESPERIENZA DI VICINANZA, ACCOGLIENZA, FRATERNITA' TRA I POPOLI. Utile anche alla formazione della nostra Europa che tanto ha bisogno ancora per essere formata e crescere nella consapevolezza di popoli che vivono in pace insieme fra loro. Un'attività veramente "Educativa", più di molti insegnamenti a parole. Nostro figlio Johann, e con lui gli altri piccoli di casa, ha verificato direttamente quanto sia importante parlare un'altra lingua per comunicare e quanto ancora ignoriamo delle culture altrui. Ci ha fatto desiderare d'andare in Ungheria per conoscere meglio e vedere quella gente... Ringraziamo con gratitudine ancora la scuola e gli insegnanti che con il proprio impegno hanno reso possibile questo gemellaggio, esortando di continuare a seminare semi di fratellanza fra i popoli. Good Job! Well done! Danke! Michele,
Di questo gemellaggio mi rimarrà lo spirito di collaborazione che c'è stato tra noi compagni e tra i professori per riuscire ad organizzare tutte le attività svolte. Mi ritengo fortunato perché con i due ragazzi che ho ospitato sono andato d'accordo fin dal primo giorno e siamo riusciti a comunicare subito. Penso che l'amicizia che si è stretta tra me e loro, durerà oltre la parte conclusiva del gemellaggio. Per il resto penso che la gita del primo giorno sia stata molto interessante e abbia aiutato i ragazzi ungheresi a capire che tipo di città è Como. La gita del secondo giorno penso sia stata un po' troppo lunga e pesante e quest'impressione è stata condivisa anche dai due ragazzi ungheresi, mi sono reso conto che forse il secondo giorno poteva andare meglio. Mi hanno sorpreso molto i brani musicali che hanno eseguito per noi, pur sapendo che si trattava di un'accademia musicale, non mi sarei mai aspettato dei brani di tutt'altro livello rispetto al nostro, anche se nel contesto la differenza non si è sentita molto e, soprattutto, non è stata particolarmente evidenziata dal pubblico. In generale penso sia stata un'esperienza bellissima e difficilmente ripetibile, perciò spero di aver dato una buona impressione a Barna e Mate (i due ragazzi che ospitavo) e di aver collaborato con i miei compagni senza risultare un intralcio. Spero che a Budapest vada tutto bene e spero di essere trattato come io ho cercato di trattare i due ragazzi: mi sono impegnato a dare il meglio di me. Carlo Mondelli
"Lo spazio che non c'è" - Il Maestro Marco Beschi, lo scorso maggio, ha avuto molto coraggio: ha proposto ad un insieme molto eterogeneo di persone e di ruoli (ragazzi di una delle sue classi, relativo Consiglio e Dirigenza e relativi genitori) di gemellarsi con una scuola di musica di Budapest. Con molta schiettezza ma anche naturalezza, ha fatto capire, infatti, che la macchina "gemellaggio", avrebbe richiesto a ciascuna delle componenti di cui sopra di "mettersi in gioco" e soprattutto di "mettersi affianco". Alunni, Professori, Preside, mamme e papà ma anche, necessariamente, fratelli, sorelle, mogli, nonni, tutti uniti con un unico obiettivo: il gemellaggio. E la fortuna bacia gli audaci: dalla mia prospettiva (mamma ospitante) questa sinergia ha creato, in effetti, una realtà del tutto fuori dall'ordinario ove, sostanzialmente, lo spazio si è dilatato, spazio fisico (le pareti delle case si sono, come d'incanto, allargate, fugando la prima fra tutte le preoccupazioni, legittimissima, di tutti noi del gruppo: ma come faremo a starci? Dove metteremo i loro vestiti? Se pioverà, dove faremo asciugare tutte le cose - e ha piovuto, eccome se ha piovuto - le nostre più le loro? E gli strumenti?... ) e spazio mentale (anche lo spazio nella testa è, come d'incanto, cresciuto e le preoccupazioni in più si sono perfettamente affiancate alle consuete). Come in Alice nel paese delle meraviglie, dopo la caduta attraverso il pozzo, tutto si è trasformato: a partire dall'integerrima Professoressa Pizzuti, in prima fila, sorridente, con i propri figli, a sventolare i cartelloni con i nomi colorati per accogliere gli ospiti, fino ad arrivare alle famiglie, nelle loro sfere più intime: nei letti dei miei figli, mentre mi aggiravo a dare la buona notte, non i consueti visi ma un paio di occhi azzurri e vivaci sotto un cespuglio di capelli biondi, mai visti prima, mi dicevano jo ejt... arrivederci e un paio di occhi marroni, più seri e composti, sotto una cornice di ricci neri, anch'essi assolutamente nuovi, good night con un accento molto distinto. Gli ospiti... sono stati proprio gli ospiti a dilatarci il cuore, che ha dilatato la mente che ha dilatato gli spazi, azzerando le barriere, anche linguistiche, mandandoci tutti fra le pagine di Lewis Carroll. Ma non solo. Il gemellaggio è stato un gemellaggio musicale. Ed è stata proprio la musica a completare la magia e a regalare a tutti un'apoteosi insieme catartica: tutte le dilatazioni, le distorsioni, gli straniamenti e le fatiche si sono dissolte. Un'unica grande orchestra, arricchita anche dal coro di voci bianche della scuola elementare, ha riempito la sala del Carducci e... ciascuno di noi ha preso il volo. Dalle pagine di Lewis Carroll, dunque, alle pagine dello scrittore scozzese James Matthew Barrie. Il pullman degli ungheresi sta ripartendo, Mate e Barna, prima di salire, si voltano e viene loro spontaneo cercare tra la folla il mio sguardo, in segno di gratitudine, per loro sono stata un punto di riferimento. Poi mi aggiro per casa, (come è vuota... ), sul tavolo scatole di cioccolatini dal nome impronunciabile e una splendida bottiglia di Tokaji mi dicono che non ho sognato, che è stato tutto vero: grazie Maestro Beschi, grazie scuola media statale Ugo Foscolo di Como, avete osato e ci avete regalato un'esperienza da sogno. Federica,
Quest'esperienza è stata fantastica. Quando domenica sera Virag è arrivata non l'ho riconosciuta, perché dalla foto mi sembrava diversa. Io preferivo ospitare un ragazzo, ma mi sono trovato bene lo stesso. A cena i discorsi scarseggiavano a causa della lingua e l'unico che parlava era il papà. Una cosa positiva è stata che a cena c'era molto più cibo. Un'altra cosa positiva è che quando giocavamo la mamma non ci rompeva le scatole come al solito. Giocando non capivamo più che ora era e quindi andavamo a letto sempre più tardi del solito. Una cosa che mia mamma mi ha costretto a fare è stata andare a Brunate a prendere una cioccolata calda, non è stato bellissimo perché non sapevo come esprimermi ed ero anche stanco. Ci sono stati alcuni aspetti positivi e altri negativi, ma quest'esperienza mi è piaciuta e non vedo l'ora dei andare a Budapest. Cesare Pitruzzella
Quest'esperienza è stata bella sotto ogni punto di vista, a partire dall'attesa e dai preparativi per accogliere la nostra ragazza, fino alla partenza (tanto è solo un arrivederci). Virag è senz'altro andata al di là delle nostre aspettative: non siamo abituati a una ragazzina che chiede, ogni giorno, quando può farsi una doccia o che si punta la sveglia prima dell'orario stabilito per lasciare libero il bagno -uno solo ahimè- per gli altri! La lingua era un po' un ostacolo (per noi più che altro, visto che lei aveva un inglese perfetto essendo vissuta a Londra per 4 anni... ) e, una volta tanto, non ho protestato quando vedevo i ragazzi giocare alla Wii e ballare con Jast dance! A Cesare e Sofia non sembrava vero non sentirmi gridare di smetterla e di vedermi impegnata ai fornelli ("mamma dovremmo avere sempre un ospite in casa... "). E' stato bello anche il feeling che si è rafforzato tra noi genitori (ogni sera c'era uno scambio di menù e foto... una specie di gara a chi cucinava le pietanze più appetitose): condividere le esperienze è il modo migliore per creare delle amicizie. Purtroppo i giorni sono stati pochi (in effetti i ragazzi cominciavano appena a rompere il ghiaccio..) ma è già tanto (anzi direi tantissimo) che siate riusciti ad organizzare tutto ciò, senza il vostro entusiasmo non saremmo proprio partiti. Grazie quindi per l'opportunità che avete dato a noi e ai nostri figli (sono proprio fortunati, è proprio il caso di dire "io alla loro età non me le sognavo neanche cose del genere!") e... arrivederci a Budapest! Lidia e Luca,
In questi ultimi quattro giorni abbiamo ospitato un ragazzo ungherese di nome Bernat. Mi é rimasto molto impresso come Bernat si trovasse molto più a suo agio parlando con me, piuttosto che con i miei genitori. Inoltre in mia compagnia si esprimeva più liberamente e senza il timore che fin dal primo momento ha mostrato a tutti noi. Una delle poche cose negative che ha caratterizzato la nostra convivenza durante la settimana è stata la sua grossa difficoltà a parlare inglese e questo ha reso i nostri discorsi e la nostra comunicazione in generale molto faticosa. Già dalla prima sera durante la cena, ho notato un comportamento molto chiuso e silenzioso e purtroppo è rimasto così fino alla fine della settimana... non saprei dire se fosse un problema caratteriale o un'estrema educazione. Comunque in generale è stata una bellissima settimana molto, molto interessante, intensa e ricca di attività. Insomma una settimana indimenticabile... anche se un po' stancante. Leonardo Redaelli
Cosa dire della visita di Bernat, il ragazzo ungherese che abbiamo ospitato la scorsa settimana... E' stata un'esperienza nuova per la nostra famiglia, impegnativa visti i nostri ritmi quotidiani, ma colma di emozioni. E' stato molto interessante vedere come Leonardo cercasse in tutti i modi di farlo sentire a suo agio, di coinvolgerlo e di non lasciarlo mai solo, nonostante le difficoltà date dalla lingua. Nel momento in cui i due ragazzi hanno deciso di suonare insieme i brani del concerto, questo ostacolo è stato superato. E' stata una grande emozione per tutti noi, per qualche minuto hanno parlato la stessa lingua... la musica! Bellissimo. Ricorderemo sempre la fragilità e la timidezza che dal primo momento ha caratterizzato Bernat e che con il passare dei giorni si è attenuata leggermente, ma solo in presenza di Leonardo ed Alberto. E' stata una gran soddisfazione vedere i nostri figli adoperarsi per qualcun altro, uno sconosciuto sì, ma un ragazzo come loro. Anna e Franco,
Secondo me il gemellaggio con l'Ungheria è stata un'esperienza interessante e molto formativa. Mi ha fatto molto piacere sapere che sono stati bene qui con noi. Siamo risusciti a comunicare con loro nonostante la lingua anche se è stato molto difficile. Al loro arrivo sembravano tantissimi e mi ha colpito il fatto che quando sono scesi dal bus sono venuti a braccia aperte verso di noi. Mi piacerebbe poter rifare questa esperienza perché è stata molto positiva. L'unico fatto spiacevole è stato vederli andare via piangendo dispiaciuti di doverci salutare. Io purtroppo non ho potuto ospitare nessuno, però è stato molto bello anche così. Alessandro Ronzoni
Scoperta, accoglienza, condivisione, amicizia, allegria, queste sono semplici parole che possono esprimere al meglio la bellissima esperienza vissuta con i ragazzi ungheresi tramite i nostri figli. Dal mio punto di vista, dopo aver visto l'entusiasmo espresso dai ragazzi sia nella socializzazione che nelle relazioni, tramite momenti di allegria, ma soprattutto tramite la comune passione per la musica, superando con disinvoltura le difficoltà di comunicazione per una lingua a loro sconosciuta, ritengo questa esperienza di grande valore nel percorso di formazione dei nostri ragazzi. Vorrei pertanto ringraziare il corpo docente e la scuola per essersi adoperati al fine di poter realizzare questo scambio che partendo dalla musica é di fatto diventata un'opportunità di confronto culturale, cosa estremamente importante per la crescita dei nostri ragazzi. Apprezzo anche tutti quei genitori che si sono impegnati per favorire questo scambio, mettendo a disposizione il loro tempo in maniera costruttiva e funzionale. Concludo con la speranza che questa ottima iniziativa messa a disposizione dalla scuola possa avere un seguito. Paola,
Di questo gemellaggio musicale con la scuola ungherese, di cui sono molto soddisfatto, mi rimane sicuramente la bella esperienza nuova per me e per tutta la classe e anche il concerto finale. Durante il gemellaggio ci sono state anche alcune difficoltà, come la questione della lingua per me, visto che la ragazza che ospitavo non parlava inglese. Mi fa piacere che la ragazza mi abbia detto, tramite e-mail, che si è divertita in questa settimana e che voglia che io mi diverta allo stesso modo in Ungheria. A parte la lingua non penso ci sia stato altro di negativo. C'è anche una cosa che mi ha stupito, ovvero il pianto della ragazza prima di partire, molto inaspettato e secondo me un buon segno. In poche parole il gemellaggio mi ha interessato e mi è piaciuto molto. Filippo Spazzoli
Per noi il gemellaggio con l'accademia musicale di Budapest è stato un insieme di emozioni... Essendo la prima volta che si ospitava qualcuno in casa per più di una notte si è creta una situazione di novità, e si è risvegliato in famiglia il senso dell'accoglienza fatto non dalla comunicazione orale, ma da gesti e sorrisi, vista la non conoscenza delle lingue da parte di Zsofia (la nostra ospite). Questa esperienza è stata molto interessante e piacevole, anche se sarebbe stato meglio se i giorni fossero stati di più. Fantastico è stato il concerto finale che ha visto esprimersi i talenti dei ragazzi. Questa settimana ci ha insegnato tanto e siamo pronti per la prossima esperienza. Mariarosa e Massimiliano,
La visita dei ragazzi ungheresi è stata una bella esperienza. Mi ha fatto molto piacere imparare qualche parola in ungherese. Inoltre con questa esperienza ho avuto l'opportunità di legare con i miei compagni di classe. Non c'è stato niente di negativo, ma mi è dispiaciuto il fatto di non aver potuto ospitare nessuno a casa. La cosa che non mi aspettavo per niente è stato il fatto di come suonano e infatti è stata la cosa che mi è rimasta impressa, un giorno spero di diventare brava come loro. L'esperienza mi è piaciuta tantissimo e infatti non vedo l'ora di andare a Budapest. Benedetta Testa
La visita dei ragazzi ungheresi è stata sicuramente una bella esperienza per i ragazzi. Ho visto Benedetta contenta ed entusiasta e già proiettata verso la visita che faranno loro. Il concerto è stato bellissimo ed emozionante. È stata un'esperienza che sicuramente ha arricchito i ragazzi. Assunta e Umberto, |