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Arlecchino, una maschera lombarda

Arlecchino è una famosa maschera bergamasca della Commedia dell'Arte.  La maschera di Arlecchino ha origine dalla contaminazione di due tradizioni: lo Zanni bergamasco da una parte, e "personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese", dall'altra. L'origine del personaggio è molto antica e legata alla ritualità agricola. Arlecchino approda nei palcoscenici al tempo dei saltimbanchi, dei cerretani e simili che hanno percorso le piazze e le fiere italiane sin dal Medioevo. Arlecchino è un personaggio discendente di Zanni (Zanni, come Zuan, è una versione veneta del nome Gianni) dal quale eredita la maschera demoniaca e la tunica larga del contadino veneto-bergamasco. Fra le maschere italiane è certamente la più conosciuta e popolare. Nativo di Bergamo bassa, parla il dialetto bergamasco, ma poi lo muterà in quello veneto, più dolce e aggraziato. Il suo vestito era dapprima tutto bianco, come quello di Pulcinella, suo degno compare. Col tempo, a furia di rattoppi con pezzi di stoffa di ogni genere, è diventato quello che oggi tutti conosciamo; un variopinto abito composto di un corto giubbetto e da un paio di pantaloni attillati. Arlecchino ha un carattere stravagante e scapestrato. Ne combina di tutti i colori, inventa imbrogli e burle a spese dei padroni avidi e taccagni dei quali è a servizio, ma non gliene va bene una. Arlecchino non è uno stupido, magari un po’ ingenuo, talvolta forse un po’ sciocco ma ricco di fantasia e immaginazione. In quanto a lavorare nemmeno a parlarne. Arlecchino è la più simpatica fra tutte le maschere italiane. Ancora oggi, dai palcoscenici dei teatri o nel mezzo di una festa di carnevale, incanta e diverte il pubblico dei bambini e non solo.

LA CASA DI ARLECCHINO

Si trova nel borgo medioevale di Oneta a San Giovanni Bianco (San Gioàn Biànch in dialetto bergamasco).  Il borgo è costruito in solida pietra a vista, con portici, balconate e finestre archiacute, si trova sull’antica "Via Mercatorum" lungo la quale transitavano e facevano tappa i mercanti, che da Bergamo e dalla pianura risalivano le valli diretti verso i Grigioni e il nord Europa.
La cosiddetta "Casa di Arlecchino" è di proprietà del comune di San Giovanni Bianco e si affaccia sulla piazzetta centrale a cui si accede mediante una bella scaletta in pietra.
Il livello signorile dell'edificio di Arlecchino deriva dall'essere stata la primitiva dimora della nobile famiglia Grataroli che già nel quattrocento vantava a Venezia ricchezze e fortune e che, ormai lontana dal paese natio, aveva voluto nobiliare l'edificio di Oneta quasi a significare concreta ostentazione del potere acquisito. Su tali premesse s’inserisce la tradizione che identifica questa casa come quella di Arlecchino. Va considerato, a tale proposito, che Arlecchino, vestiva sulla scena i panni del servo balordo e opportunista, quali erano nella realtà i numerosi valligiani brembani che allora popolavano la città lagunare svolgendo lavori umili e faticosi. E' più che probabile che gli stessi Grataroli stabilitisi a Venezia avessero al loro seguito numerosi servitori brembani ai quali affidavano anche la cura dei loro beni a Oneta. Non è fuori luogo supporre che proprio uno di tali servi, dotato di particolare "vis comica" possa essersi trovato sulla scena a rappresentare, solo in modo più accentuatamente comico, il ruolo da lui stesso ricoperto nella realtà quotidiana.

Omar VB

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