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Le Altre Scuole di Como
Mafia - Storie di chi si ribella |
Area Didattica Secondaria - Anno Scolastico 2017-2018 |
Lunedì 29 Gennaio 2018 12:02 |
di Michele Alberio, Riccardo Barbieri, Alessandro Gomez, Saron Ermiays, Giorgia Coniglio, Vittoria Conti
GIANCARLO SIANIEra un giornalista napoletano, aveva frequentato con ottimo profitto il liceo classico; si era iscritto all' Università ed aveva iniziato a collaborare con alcuni periodici napoletani, mostrando sempre molto interesse per le problematiche sociali del disagio e dell'emarginazione, individuando in quella fascia il principale serbatoio della manovalanza della criminalità organizzata, "la camorra". LEA GAROFALOSi era innamorata follemente di un uomo, e l'aveva sposato; peccato solo che quell'uomo fosse un boss mafioso e che ad un certo punto lei non ce l'abbia fatta più a resistere. Così Lea ha denunciato tutto alla polizia e ha preso la sua bambina, Denise, e insieme si sono rifugiate al nord, a Milano, per farsi una nuova vita. Ma il padre di Denise le ha raggiunte, ha cercato di riallacciare i rapporti con la donna che era stata sua moglie e ad un certo punto Lea ha ceduto, ha accettato di incontrarlo e una sera, mentre la figlia aspettava per prendere un treno che le avrebbe portate ancora in un'altra città, l'ha incontrato. Lea non ha mai preso quel treno. Perché quella sera è stata strangolata con una tenda e sciolta nell'acido proprio da suo marito. E tutto solo perché aveva avuto il coraggio di parlare, di dire le cose come stavano. "Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere... Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al "Geometra Anzalone" e diremo no a tutti quelli come lui." RITA ATRIADiciassettenne, di famiglia mafiosa, dopo la morte di suo padre e suo fratello decide di non sottomettersi a questo sopruso, parla. Parla e raggiunge Borsellino che la accoglie a braccia aperte, diventando il suo punto di riferimento e quando Borsellino viene ucciso Rita non resiste e si lancia dal quinto piano di un palazzo, mettendo fine alla sua breve vita. Nonostante tutto, è stata di grande aiuto. Al suo funerale nessuno del suo paese d'origine si è presentato, e nessuno si è mai presentato alla tomba, tranne una donna vestita di nero e incappucciata, sua madre. Con in mano un martello e in testa un'idea talmente viscida da portarla a distruggere la tomba, spaccando il marmo e cercando di cancellare per sempre il nome della figlia, quella figlia che dal momento in cui era andata contro le sue idee, lei aveva reputato il disonore della famiglia. |