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I Parchi |
Area Didattica Secondaria - Anno Scolastico 2017-2018 |
Mercoledì 02 Maggio 2018 12:27 |
La Lombardia è una regione italiana molto ricca dal punto di vista naturalistico; il 20% del suo territorio è protetto. Qui vi è un’ agricoltura intensiva e una grande ricchezza d’ acqua, infatti è attraversato dal fiume Adda e dal Lambro, e da altri corsi d'acqua minori come la Vettabbia, il Ticinello, il Lambro meridionale, la Muzza e i Navigli Grande e Pavese. Nel parco ci sono più di 1400 aziende agricole, la cui attività principale è l'allevamento di bovini e suini; la coltura più diffusa e è quella dei cereali (43%), segue il riso (22%). Nel parco sono presenti abbazie come quelle di Chiaravalle, di Mirasole e di Viboldone. Sono presenti anche alcuni castelli come quelli di Binasco, Cusago, Melegnano, Cassino Scanasio, Locate, Peschiera, Buccinasco e Macconago. La fauna è per lo più concentrata nelle zone naturali del parco. È stata rilevata la presenza di vari mammiferi come il capriolo, il cinghiale, lo scoiattolo europeo, il ghiro, il tasso, la faina, la donnola, la volpe, il coniglio selvatico e la lepre. Tra gli uccelli si possono osservare l'airone cenerino, i picchi verdi, rosso maggiore e rosso minore, la garzetta, il cuculo, la cinciallegra, il migliarino di palude, l'averla piccola e molti altri passeriformes, la nitticora, l'airone bianco maggiore, la cicogna bianca, il germano reale, lo svasso maggiore, il tuffetto comune, il cormorano, il gabbiano comune, la gallinella d'acqua, la folaga, l'airone guardabui, il martin pescatore, il colombaccio, il piccione torraiolo e il fagiano. Tra i rettili la lucertola muraiola, il ramarro, la biscia d'acqua e il biacco. Tra gli anfibi, oltre alla rana verde, il tritone crestato. All'interno del parco si trovano delle specie alloctone come la nutria, il silvilago orientale, lo scoiattolo grigio, l'ibis sacro, il gambero rosso della Louisiana, la tartaruga palustre americana e il tarlo asiatico. La vegetazione è dislocata lungo i corsi d'acqua. Sono presenti il pioppo bianco, il pioppo nero, il salice, l'olmo, il carpino bianco, la farnia, l'acero campestre, il biancospino, il sanguinello e il prugnolo. All'interno del parco, inoltre, si trovano delle specie alloctone come la robinia, il gelso, l'ailanto, l'acero americano, il topinambur, la Verga d'oro del Canada e l'ambrosia. Il parco del Mincio: Il Parco regionale del Mincio è un'area naturale protetta della Lombardia situato nella provincia di Mantova. Interessa la valle del fiume Mincio, dal lago di Garda alla confluenza nel Po. Il parco del Mincio fu istituito grazie alla legge regionale n. 47 datata 8 settembre 1984.
Fra le specie di uccelli, le più importanti e vistose sono l'airone bianco, l'airone cinerino, l'airone guardabuoi, l'airone rosso, la cicogna bianca, la nitticora, lo svasso maggiore, la garzetta, il pendolino, il martin pescatore, il gruccione, la folaga, il cannereccione, il nibbio bruno, il falco pellegrino e il falco di palude. Si estende sul territorio di 24 comuni e di 4 province ed è a diretto contatto a nord con il Parco Nazionale Svizzero, a sud con il Parco regionale dell'Adamello: tutti questi parchi, insieme, costituiscono una vastissima area protetta nel cuore delle Alpi, per quasi 400.000 ettari. Il Parco nazionale dello Stelvio fu istituito il 24 aprile 1935 su un territorio che è stato ampliato nel 1977. La storia dello Stelvio si lega alla difficile antropizzazione del territorio, impervio e per molti aspetti inaccessibile alla presenza umana. Lo Stelvio interessa l’intero massiccio montuoso dell’Ortles-Cevedale, nelle Alpi Centrali, e le numerose creste e valli che si sviluppano a raggiera intorno al suo centro ideale costituito dal Monte Cevedale. Comprende porzioni più o meno vaste dell’Alta Valtellina, della Valle di Livigno e dell’Alta Valcamonica in Lombardia, della Val di Sole in Trentino e della Val Venosta in Alto Adige. È caratterizzato da una moltitudine di specie animali e vegetali e nel suo territorio si trovano inoltre grandi boschi, aree agricole, casali, paesi abitati, bacini lacustri e valli ad U (queste ultime sono state formate dai ghiacciai). Il 65% del territorio si trova tra i 2000 ed i 3000 metri di altitudine connotando l’Area protetta come Parco d’alta montagna, formato da rocce cristalline di origine metamorfica e da rocce calcareo-dolomitiche di origine sedimentaria. Queste rocce hanno una storia che parte da molto lontano, si formarono come rocce sedimentarie 800 milioni di anni fa, durante l’era precambriana. Da allora hanno subito numerosi processi di trasformazione. Le enormi forze coinvolte hanno spinto in alto le rocce metamorfizzate, di quello che era il fondale marino del mar della Tetide, fino a creare le superbe montagne che oggi cingono le valli di Peio e di Rabbi. Nel Parco dello Stelvio sono anche presenti circa 150 ghiacciai e ricoprono circa il 10% di tutta la superficie del Parco ma, tra tutti, il Ghiacciaio de La Mare è senza dubbio il più imponente. Quando ci si pone al suo cospetto quello che più impressiona sono gli apparati morenici posti a valle, testimoni silenti della sua grandezza nel recente passato; nonostante questo, anche il ghiacciaio dei Forni in Alta Valfurvafa fa la sua bella figura. Circa il 27% del territorio del Parco è coperto da boschi. Le quote più basse sono contraddistinte dalla presenza di latifoglie. Limitato è tuttavia lo sviluppo di queste specie, anche se va osservato che fino a media altitudine la betulla e il pioppo tremolo hanno riconquistato le aree un tempo mantenute a prato. Al piano altitudinale superiore appartengono i boschi di abete rosso e larice, che ricoprono circa 27mila ettari di Parco dai fondivalle fino a 1800-2000 metri di altitudine. Nella fascia altimetrica che va dai 1000 ai 2000 metri, invece, l'ambiente del parco è dominato dalle foreste di conifere. La specie più diffusa è sicuramente l'abete rosso, al quale si associano pochi ed isolati gruppi di abete bianco, quest'ultimo presente soprattutto in val di Rabbi, zona trentina del Parco. Il pino silvestre, che come il pino mugo, colonizza terreni di scarsa fertilità è invece presente solo in poche stazioni. Ai boschi di aghifoglie, segue la fascia degli arbusti nani, che sale oltre il limite della vegetazione (circa 2600 metri). Dopo i 2800 metri trovano spazio le rocce, i ghiaioni, le nevi perenni e le morene glaciali, dove la presenza di forme di vita è garantita solo da alcune tenaci specie pioniere assai specializzate come i licheni. Nonostante questo, grazie ad alcuni espedienti delle specie, come il ranuncolo glaciale e l’androsace alpina, riescono a vivere anche oltre i 3500 metri di quota. Lungo i sentieri invece si possono ammirare cespugli di rododendri, cuscinetti di genziane, distese di primule, macchie di arnica. Nei punti più panoramici, aggrappato alle rocce, si può scorgere il fiore più singolare e più prezioso di tutto il Parco: la stella alpina. All'interno del Parco si trovano inoltre ambienti particolari come le torbiere: zone umide caratterizzate da una flora altamente specializzata come la Drosera rotundifolia e la Pinguicula alpina, piccole piante carnivore, che compensano alla carenza di azoto del terreno catturando piccoli batteri che hanno la caratteristica i catturare l’azoto atmosferico e di fissarlo nelle piante in cambio di nutrimento. La particolare configurazione altimetrica, l’esposizione e la pendenza, permettono la coesistenza, in territori relativamente ristretti, di fasce vegetazionali caratteristiche dei piani submontano, montano, subalpino e alpino con la straordinaria varietà floristica che ne consegue. Sono infatti oltre 1400 le specie botaniche presenti nel Parco; molte sono le specie rare come la scarpetta di Venere, presente solo in pochissime stazioni, il papavero retico, la primula della Val Daone, la sassifraga di Vandelli, la miricaria germanica o il semprevivo di Wulfen. Nel Parco dello Stelvio è presente un vero e proprio giardino botanico alpino nella località di Rezia. É nato nel 1979 ed è il più recente giardino botanico italiano. Situato nella zona nord di Bormio, si estende su una superficie di circa 14.000 mq, ai piedi del monte Reit. É diviso in quattro sezioni, a loro volta suddivise in settori, e ospitano più di 2.500 specie floristiche. La prima sezione ospita oltre 1.300 specie ed è composta da 31 settori che suddividono le specie in base all’ambiente di appartenenza. La seconda sezione è formata da 19 settori dedicati alle specie delle zone alpine e dei terreni montani europei ed extraeuropei, comprese le zone artiche e antartiche. La terza sezione presenta collezioni di specie particolarmente rare. La quarta, e ultima sezione è in fase di sviluppo. Tanti animali vi trovano rifugio ed è anche grazie al parco naturale che alcune specie in via di estinzione sono protette e accudite. L’escursione altimetrica tra il punto più’ basso del Parco e la cima del Monte Ortles, unitamente ad una grande varietà di microclimi , fa si che innumerevoli specie botaniche, anche molto rare, trovino all’interno del territorio del Parco il loro habitat. In tutti i settori del parco vivono anche numerosi esemplari appartenenti alla fauna alpina. Si possono trovare cervi, camosci, caprioli, stambecchi, marmotte, buoi. Numerose specie di uccelli nidificano nella zona del parco: la pernice bianca, la coturnice, il gracchio corallino, il corvo imperiale, la cornacchia, il picchio, il gallo forcello, il francolino di monte, la poiana, lo sparviero, il gufo, l'aquila reale e, grazie ad un riuscito e prezioso progetto di reintroduzione, il gipeto. Non sono al momento presenti popolazioni stabili di grandi predatori, che un tempo assicuravano l’integrità delle reti alimentari, anche se recentemente sono state nuovamente registrate le presenze dell’orso bruno, oggetto di un programma alpino di reintroduzione avviato dal Parco Naturale dell’Adamello Brenta e dalla Provincia Autonoma di Trento, che sempre più frequentemente fa la sua sporadica comparsa nelle valli del Parco, e di una lince che proveniente dal territorio svizzero di confine, dopo aver attraversato porzioni di area lombarda e trentina del Parco, si è stabilizzata nel gruppo trentino del Brenta. Oltre il limite della vegetazione arborea vivono numerose colonie di marmotte. Ben rappresentati sono la volpe ed i mustelidi, tra cui l’ermellino, il tasso, la martora, la faina e la donnola. La lepre bianca è ampiamente diffusa ed in alcune aree la sua consistenza è molto elevata. Facile è l’avvistamento nei boschi dello scoiattolo. L’avifauna è caratterizzata dalla maestosa presenza di aquila reale e gipeto barbuto. Tra i rapaci diurni troviamo il gheppio, il falco pellegrino, l’astore, la poiana e lo sparviero, mentre tra i notturni il gufo reale, la civetta capogrosso e la civetta nana. Numerosi sono i rappresentanti della famiglia dei corvidi, in particolare il corvo imperiale, il gracchio alpino, la cornacchia, la ghiandaia e la nocciolaia. Tra gli uccelli tipici dell’alta quota sono osservabili il fringuello alpino, lo spiocello, il culbianco, il codirosso spazzacamino, il picchio muraiolo e l’elegante rondone maggiore. La fascia montana e sub-alpina dei boschi di conifere costituisce invece l’habitat ideale del gallo cedrone e del francolino di monte, mentre le fasce al limite della vegetazione arborea ospitano il gallo forcello. Più in alto, tra pascoli e dirupi erbosi, vivono pernici bianche e coturnici. I corsi d’acqua ed i laghetti alpini sono popolati dalla trota fario, dal salmerino alpino e dalla sanguinerola, mentre tra i rettili si incontrano la natrice (un tipo di serpente) dal collare. La fauna vertebrata terrestre presente nel Parco è quella tipica degli ambienti alpini. Le condizioni di vita a queste quote sono infatti estremamente difficili e non molte specie riescono a sopravvivere sfruttando le scarse risorse disponibili nell’intero corso dell’anno. Improvvise e cospicue variazioni termiche, vento forte, aria rarefatta (quindi basse concentrazioni di ossigeno), lunghi inverni con temperature molto rigide, abbondanti precipitazioni nevose con manto persistente per molti mesi all’anno e scarsa disponibilità di cibo, sono solo alcune delle difficoltà che gli animali devono affrontare (o saper aggirare) per occupare questi ambienti. Vi troviamo così specie opportuniste, ad ampio spettro ecologico, con ottime capacità di adattamento, specie che fanno fronte alla scarsità di cibo invernale con diverse strategie, come la migrazione, e specie più stenoecie (adattate in modo specifico a particolari condizioni ecologiche), che si sono evolute proprio in ambienti con le caratteristiche restrittive sopra elencate e che perciò presentano gli adattamenti più specifici a temperature rigide e manto nevoso persistente. Le riserve naturali del parco: Riserva naturale della Palata Menasciutto: Questa zona di soli 56 ettari è una delle più importanti del parco e al suo interno si trovano boschi e zone umide dove si possono trovare mammiferi, rettili, uccelli e anfibi. Riserva naturale di Malpaga Basella: Quest’area ha una ricca flora con specie tipiche delle steppe aride europee e asiatiche e specie mediterranee tipiche di ambienti caldi. Qui sono presenti circa 100 specie tra alberi, arbusti e lianose. Tra gli alberi sono da ricordare i salici, i pioppi, gli aceri e le rare querce, mentre tra gli arbusti il sanguinello, il sambuco, il biancospino e la rosa selvatica. La fauna è caratterizzata da circa trenta specie acquatiche come ad esempio le trote, i tritoni, i rospi e le salamandre. I mammiferi presenti principalmente sono invece i ricci, le talpe, le lepri, conigli selvatici, donnole, tassi ,faine e volpi. I rettili sono presenti in grande quantità e i più diffusi sono il ramarro, le lucertole, le bisce e le vipere. Gli uccelli più comuni sono cigni e anatre. Il fiume serio nasce dalle Alpi Orobiche e scorre ancora per circa 120 km e sfocia nell’Adda. Nella stagione estiva e in quella invernale il Serio è alimentato da scarse sorgenti e non dispone di contributi di tipo glaciale. Durante la primavera e l’autunno la portata giunge invece a 40 volte quella di magra. La fascia climatica del parco appartiene al clima temperato. Le precipitazioni hanno due massimi, primaverile e autunnale, e due minimi, invernale ed estivo. D'inverno sono frequenti le nebbie invernali presenti però anche durante il resto dell'anno, soprattutto nella parte più meridionale del territorio. |