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La Certosa di Pavia |
Area Didattica Secondaria - Anno Scolastico 2017-2018 |
Mercoledì 02 Maggio 2018 12:28 |
La Certosa di Pavia dista circa 8 km dal capoluogo di provincia e comprende un santuario e un monastero. Fu edificato per volere di Gian Galeazzo Visconti nel 1390, in adempimento ad un voto fatto dalla moglie Caterina la quale promise la costruzione della Certosa se fosse sopravvissuta al parto dopo una prima negativa esperienza avuta poco tempo prima. La Certosa fu completata nel giro di una cinquantina d'anni e in sé si possono riconoscere diversi stili: da quello tardo gotico al rinascimentale. Venne occupato da una comunità certosina, poi seguita da quella cistercense e poi ancora da quella benedettina. Dopo l'unificazione del Regno d'Italia nel 1866, fu dichiarata monumento nazionale e tutta l'area divenne di proprietà dello Stato. Dal 1968 ospita una comunità monastica cistercense. La chiesa, edificata come detto in circa 50 anni, venne consacrata nel 1497. Inizialmente nella struttura trovarono alloggio 12 monaci che diedero vita a una stamperia per i messali e i corali. La nuova stamperia divenne importante per la realizzazione dei testi per tutte le chiese d'Italia e pertanto il numero dei Certosini che abitavano nella costruzione raddoppiò in poco tempo. Oggi sono visibili le 24 celle di preghiera a 2 piani presenti nella costruzione del chiostro grande. Le sorti del monastero furono segnate dai diversi momenti storici in cui venne a trovarsi la ragione geografica dove era situata. Alla fine del 1700 le truppe napoleoniche lo razziarono e distrussero numerose ricchezze artistiche. Diventato di proprietà del Regno d'Italia nel 1866 iniziarono alcuni lavori di ristrutturazione. Nel 1932, durante il dominio fascista venne visitato da Benito Mussolini e si racconta che circa un anno dopo la sua fucilazione, proprio dentro la Certosa, vennero ritrovati i resti del cadavere del duca. Oggi sono i monaci cistercensi a vivere nel monastero e sono loro che si occupano della gestione delle visite guidate e della vendita degli articoli sacri. L'edificioL'accesso al monastero avviene attraverso un vestibolo rinascimentale dove si può vedere lo stemma visconteo con il biscione e l'aquila imperiale. La chiesa ha una pianta a croce latina divisa in 3 navate coperta da volte a crociera. I materiali utilizzati per la costruzione sono misti con pilastri, muri realizzati con pietra da taglio e volte in laterizio. Le volte sono dipinte con motivi geometrici e un cielo stellato. Il livello superiore presenta statue di apostoli, angeli e santi ed è separato da quello inferiore da un cornicione in pietra scura. Dal livello superiore, la decorazione si fa più sobria. Le cappelle laterali furono realizzate nei secoli successivi. Quella di sinistra è in stile barocco. Nella seconda è presente il polittico di Pietro Perugino. La terza è intitolata a san Giovanni Battista.Nella sesta è presente uno dei maggiori capolavori pittorici del complesso: La Pala di sant'Ambrogio. All'interno della chiesa, l'altare maggiore è posto all'interno del presbiterio ma non è utilizzato per le funzioni religiose che si svolgono invece nella navata centrale. Come da tradizione infatti il presbiterio è chiuso alla vista dei fedeli. Oltre al santuario è presente il chiostro piccolo e il chiostro grande le cui decorazioni richiamano quelle presenti nella chiesa. Il chiostro grande largo 100m e lungo 125m, in origine presentava 23 celle poi salite a 36 nel 1514. Oggi sul chiostro grande si affacciano 24 casette, abitazioni dei monaci, ognuna costituita da 3 stanze e un giardino. All'ingresso di ogni cella è visibile una piccola apertura dalla quale il monaco riceveva il suo pasto giornaliero nei giorni feriali in cui era imposta la solitudine. Per i pasti comunitari, ammessi solamente nei giorni festivi, ci si riuniva nel refettorio. Il vastissimo porticato composto da 122 arcate risale alla seconda metà del 1400 ed è realizzato in marmo bianco e rosa. Sul retro della chiesa, un alto muro di cinta delimita i terreni dove vengono coltivate le erbe medicinali. |