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Giornata della Memoria Stampa
Scritto da Administrator   
Giovedì 31 Gennaio 2013 15:29
Tanto tu torni sempre
Il giorno 8 febbraio alle ore 10 presso l'aula magna della scuola "Foscolo" Ines Figini parlerà ai ragazzi e alle ragazze delle classi terze raccontando la sua esperienza nel lager nazista affinché, come lei stessa dice "conoscano quello che è avvenuto e vigilino perché non succeda più".

Giovanna Caldara - Mauro Colombo
Tanto tu torni sempre
Ines Figini, la vita oltre il lager
Melampo, Milano 2012.

Mariateresa Lietti

Di fronte alla vitalità e all'energia di Ines Figini, nessuno potrebbe immaginare le tragiche vicende che hanno segnato la sua esistenza, ma forse sono proprio queste - superate e rielaborate - ad aver determinato la sua serenità, il suo ottimismo e la sua capacità di comunicare e di suscitare empatia.
Molte e molti di noi conoscono questa donna eccezionale per averla sentita raccontare la sua storia di fronte a classi (di tutte le età) attente ed emozionate; molte e molti di noi sono rimasti commossi e conquistati dalla sua semplicità e umanità, dalla sua capacità di raccontare avvenimenti atroci con la ferma volontà di denunciare, ma senza quel rancore che logora e impedisce di vivere. Per molto tempo Ines Figini non ha voluto parlare della sua vicenda, ma da quando ha deciso di farlo - soprattutto ai giovani e alle giovani, perché conoscano quello che è avvenuto e vigilino perché non succeda più - si è dedicata con grande generosità a questo compito non risparmiando energie e mettendosi in gioco in modo spesso doloroso.
Il suo racconto è ora stato raccolto dalla giornalista Giovanna Caldara e dal giornalista Mauro Colombo che ne hanno fatto un piccolo libro.
Qui Ines racconta di come, durante gli scioperi del 1944 alla Tintoria Comense di Como, sia intervenuta a difesa di alcuni suoi colleghi, non perché fosse politicizzata, ma perché era giusto farlo e le è venuto d'istinto, con l'impulsività e la generosità dei suoi 22 anni. Per questo atto - che in realtà, come evidenziano Maura Sala e Valter Merazzi nella postfazione, a noi appare oggi di autentica consapevolezza e generosità politica - verrà incarcerata e poi deportata passando da Mauthausen a Auschwitz-Birkenau a Ravensbruck; vivrà situazioni di degrado assoluto, di sofferenza, di pericolo; assisterà ad atrocità inaudite; ma riuscirà a non perdere mai la sua umanità e a mantenere la ferrea volontà di resistere e di farcela per tornare a casa. Deve infatti tener fede alle aspettative di sua madre che, quando era bambina, non si preoccupava mai per lei perché era sicura che sapeva cavarsela e «tanto tu torni sempre», le diceva. Proprio questa frase le sarà d'aiuto in molti momenti, anche quando sentirà che il Lager le sta «corrodendo l'anima»; anche quando, come racconta: «Ogni giorno sento spegnersi una parte di me. La mia personalità, le mie emozioni, le mie sensazioni, anche quelle più semplici. La mente è così stanca che pare vuota. Sto diventando apatica, insensibile, indifferente agli orrori che vedo».
Ines è decisa a sopravvivere, deve tornare; così come, a partire dal 1968, deciderà di tornare quasi tutti gli anni a Auschwitz per camminare, libera, nei campi dove aveva lavorato in schiavitù, in condizioni inumane. In quei campi concimati con la cenere dei prigionieri uccisi nelle camere a gas, quando solo la speranza di sopravvivere le permetteva di «tollerare l'intollerabile».
E Ines Figini riuscirà, nonostante tutto, a tornare a casa e riuscirà a rielaborare quanto a vissuto per riprendere a vivere e per trovare la forza di raccontare a noi quello che le è successo. Brevi prefazioni, che precedono ogni capitolo, e note esplicative inquadrano le vicende raccontate dal punto di vista storico e forniscono coordinate geografiche sulla città di Como. Il libro è inoltre corredato da alcuni documenti e dalla postfazione di Maura Sala e Walter Merazzi del centro di ricerca "Schiavi di Hitler".
Il testo mantiene il linguaggio scorrevole del parlato e ciò rende più vicina e immediata la testimonianza, ma la parola scritta, purtroppo, non può rendere la forza e la profondità dell'incontro reale con la persona. Chi ha avuto modo di sentire Ines Figni, anche una sola volta, magari in occasione della presentazione del testo il 6 marzo in biblioteca a Como, può però sentir risuonare la sua voce calda e forte sotto le frasi stampate e rivivere le forti emozioni che l'incontro ha suscitato.
Ultimo aggiornamento Domenica 03 Febbraio 2013 18:26